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Notizie dal Comune

CONSIGLIO COMUNALE DI LUNEDI' 16 FEBBRAIO 2015
News
18.02.2015 -

PERMANENZA DELLA SEDE DELLA CAMERA DI COMMERCIO

Il consiglio comunale ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno dei consiglieri Vittorio Massetti, Luciano Tavernelli (Pd), Vittorio Morani e Fabrizio Duca (Psi) sulla chiusura della sede locale della Camera di Commercio.

Dispositivo. Con l’ordine del giorno approvato il consiglio comunale impegna il sindaco e la giunta comunale “ad adottare ogni iniziativa presso la Camera di Commercio di Perugia al fine di verificare tutti gli effetti della chiusura della locale sede di Città di Castello”; “a valutare tutti i necessari provvedimenti di concerto con la giunta della Camera di Commercio di Perugia per evitare la soppressione o l’accorpamento del sistema camerale locale”; “ad adottare senza indugio, anche ai fini di un mantenimento indispensabile e correttamente decentrato nell’Alto Tevere di un servizio fondamentale per le imprese e i cittadini, tutte le iniziative utili al concreto mantenimento della sede camerale di Città di Castello, valutando la possibilità di un trasferimento sempre in sede locale”.

Dibattito. Il consigliere del Pd Luciano Tavernelli ha illustrato l’ordine del giorno sottolineando come sia nato dall’esigenza di “sensibilizzare il consiglio comunale e la giunta comunale affinché un importante strumento per le piccole e medie imprese possa restare nel territorio e non andare ad alimentare ulteriormente lo stillicidio dell’accentramento di uffici e servizi in zone lontane da Città di Castello, pur senza una nostra responsabilità”. “La sede di Città di Castello svolge un’attività molto consistente, con  numeri di eccellenza, se paragonati ad altre realtà”, ha puntualizzato Tavernelli, che ha parlato di una corrispondenza già in atto tra l’amministrazione comunale i vertici della Camera di Commercio di Perugia, auspicando l’individuazione di soluzioni  praticabili “che – ha detto - possano portare al contenimento dei costi di affitto e delle spese generali”.  A rimarcare che “il lavoro che fanno gli uffici della Camera di Commercio è fondamentale per tutto il tessuto economico e imprenditoriale della vallata, con un numero di servizi enorme per le nostre aziende” è stato il consigliere del Psi Vittorio Morani, che ha richiamato l’attenzione sul fatto che “la chiusura della sede di Città di Castello non porterebbe un risparmio reale, mentre  le aziende ne ricaverebbero difficoltà”. “Prima di chiudere un sistema di lavoro collaudato – ha concluso Morani -  cerchiamo in tutti i modo di mantenere la nostra sede, scongiurando così disagi per le nostre imprese, ma anche problematiche di perdita di posti di lavoro derivanti dal taglio di questi uffici”. Il capogruppo della Lega Nord Valerio Mancini ha condiviso l’ordine del giorno, deprecando le  scelte del governo centrale, “che negli ultimi tre anni ha attuato una politica contraria all’attività delle nostre imprese, aumentandone le difficoltà e scaricando sugli enti locali l’onere di trovare soluzioni”. “E’ merito del sindaco e della giunta se è già stata trovata già soluzione, ha osservato Mancini, che ha invitato a “condannare scelte che da Roma, come da Perugia, tolgono in questo momento sostegno alle aziende di un territorio che vive di impresa e non di pubblico impiego”. Il sindaco Luciano Bacchetta ha innanzitutto puntualizzato che oltre a quella di Città di Castello, siano state prospettate le chiusure anche delle sedi di Foligno e Spoleto, ma che, in ragione della mole di lavoro considerevole di quella tifernate, il disagio per imprenditori e artigiani sarebbe stato più grave qui che altrove. “Come sempre più spesso accade a far fronte a questo processo di razionalizzazione debbono essere i Comuni, che sono costantemente in trincea”, ha puntualizzato Bacchetta, che ha ricordato gli interventi già effettuati dall’amministrazione, ad esempio per il mantenimento della caserma dei Carabinieri di Trestina e del giudice di pace. “Siamo stati propositivi, come dimostra il fatto che abbiamo prontamente risposto al presidente della Camera di Commercio Mencaroni, dando la disponibilità a non far pagare l’affitto per mantenere la sede”, ha spiegato il sindaco, che ha aggiunto: “abbiamo fatto tutto il possibile e spero che verranno prese decisioni conseguenti alla nostra proposta”. Bacchetta ha quindi puntualizzato che non in tutte le città si registra un analogo sforzo per mantenere i servizi e che Città di Castello, a parte la sede distaccata del tribunale che è stata tagliata come nel resto d’Italia, “non ha perso alcun altro servizio e ha mantenuto anche tutti i presidi della forze dell’ordine”. Il capogruppo del Polo Tifernate Cesare Sassolini ha parlato di un atteggiamento troppo remissivo, sottolineando: “non dobbiamo accettare quello che succede, prendere atto che certi servizi non ci sono più, il sindaco ha il dovere di andare in Regione, confrontarsi con i parlamentari di riferimento e battere un colpo di fronte a una situazione grave, perché non accadano certe cose”. “Mi risulta che altre sedi distaccate di tribunale come Spoleto abbiano ottenuto il mantenimento, mentre noi non abbiamo fatto abbastanza per difendere la sede di Città di Castello”, ha sostenuto l’esponente della minoranza, che ha aggiunto: “ non credo sia sempre nostro dovere tappare i buchi creati dal governo centrale, perché per farlo bisognerà aumentare le tasse ai cittadini”.  Il consigliere del Pd Vincenzo Tofanelli ha dato atto al sindaco di “essersi mosso per mantenere la sede della Camera di Commercio, con un’azione molto importante”. L’esponente della maggioranza ha precisato che le scelte di razionalizzazione dei servizi “siano dovute al momento di crisi, con responsabilità che non sono dell’ultimo governo, ma degli esecutivi precedenti”. “Ben venga che si metta mano ad una architettura dello Stato meno costosa per i cittadini come sta invece facendo l’attuale governo, che ha imposto il taglio delle Province – ha rilevato Tofanelli - se attraverso queste operazione potranno arrivare al Comune risorse umane altrimenti poco utilizzate, ci saranno benefici per tutti i cittadini”. Il capogruppo di Fratelli d’ Italia Sandro Busatti ha sostenuto che soluzioni come quelle dell’assorbimento del personale eccedente della Provincia nei comuni “si debbano a 65-70 anni di dominio delle giunte rosse che sono vissute sul voto di scambio”. “Noi nemmeno siamo stati presi in considerazione da certe logiche, perché noi eravamo quelli senza problemi, perché qui si produceva e nostri politici hanno lasciato ad altri territori i posti negli enti, per cui ora ci ritroviamo con una duplice enorme fregatura, dovuta al fatto che ci dobbiamo beccare quello che gli altri non possono più mantenere”, ha affermato Busatti. “Quello che sta accadendo con i tagli dei servizi invece – ha evidenziato il rappresentante del Centrodestra – risponde all’azione di poteri forti regionali, che cercano di mantenere nel loro territorio servizi e centri di potere”. Il sindaco Bacchetta ha preso di nuovo la parola per sottolineare di aver voluto evitare ogni levata di scudi “perché non serve a nulla ed è un modo per lavarsi la coscienza”. “Vorrei ribadire che ci troviamo in una fase che non è colpa del governo Renzi, ma della congiuntura generale e, avendo questo Paese molte meno risorse del passato, verranno sempre di più fatti interventi finalizzati a chiudere servizi in periferia”. “I problemi non si risolvono strillando, ma trovando soluzioni”. “Sul giudice di pace è stata fatta un’operazione eccellente che non ha molti altri riscontri in Italia e sicuramente in Umbria, come ha testimoniato la recente presenza a Città di Castello del presidente del Tribunale di Perugia”, ha sostenuto Bacchetta, che ha evidenziato come lo stesso piano di razionalizzazione di Poste Italiane non riguardi affatto Città di Castello, “perché – ha spiegato - a suo tempo abbiamo individuato noi, come per le scuole, le sedi superflue, e oggi siamo risparmiati dai tagli”. In sede di replica, il consigliere Tavernelli ha invitato il consiglio comunale  a dare un segnale unitario per affermare l’esigenza che la sede della Camera di Commercio debba essere mantenuta e rafforzare l’iniziativa del sindaco per salvaguardare il presidio. Il consigliere Mancini ha preso la parola per osservare che, “di fronte all’elenco del sindaco di tutti gli interventi dell’amministrazione per fronteggiare i tagli ai servizi, non si possa che tenere presente che si parla dei cittadini e dello loro tasche”. “L’autonomia finanziaria del Comune è del 93 per cento ed è coperta dalle tasse locali, con un  97 per cento di cittadini che risulta abbiano pagato la tassa sui rifiuti”, ha sottolineato l’esponente della minoranza, che ha aggiunto: “vuol dire che abbiamo cittadini che pagano tutte le tasse, ma, a causa della politiche dei governi centrali nazionali e dell’Umbria, devono poi sopportare ulteriori costi che dovrebbero essere coperti proprio da queste tasse”.


RESPINTO ODG SU MENDICITA’ E ACCATTONAGGIO

Il consiglio comunale ha respinto con i 19 voti contrari della maggioranza di Centrosinistra (Pd, Psi, La Sinistra per Castello), di Fdu e Patto Civico per Città di Castello e i quattro voti favorevoli di Lega Nord, Fratelli d’Italia, Pdl e Polo Tifernate l’ordine del giorno del capogruppo della Lega Nord Valerio Mancini su mendicità e accattonaggio. Con il documento, l’esponente del Centrodestra chiedeva di “impegnare il sindaco ad emanare idonee ed opportune direttive agli uffici competenti atte a reprimere i fenomeni di accattonaggio con modalità organizzate e insistenti, deliberando in materia”.

Dibattito. Il capogruppo della Lega Nord Valerio Mancini ha introdotto l’ordine del giorno riferendo di aver osservato personalmente “i comportamenti al di sopra della normalità di persone che, recandosi davanti ai centri commerciali o ai parcheggi, chiedono insistentemente l’elemosina, con modalità pressanti, che mettono in difficoltà specialmente gli anziani”. “In particolare – ha puntualizzato l’esponente della minoranza - ho potuto osservare anche il carattere organizzato di questo fenomeno e ho verificato direttamente che queste persone vengono da Perugia con il treno, peraltro senza pagare il biglietto come ammettono”. “C’è un’organizzazione che disloca persone nelle varie parti del territorio di Città di Castello per chiedere l’elemosina e, anche se è stato abrogato il reato di accattonaggio, ci sono sindaci che si sono attivati, anche nella vicina Assisi, per arginare il fenomeno”. “Chiedo che vengano messe in atto forme dissuasive per contrastare un fenomeno che è organizzato e una strategia che evidentemente punta ad approfittare del buon cuore della nostra gente”, ha concluso Mancini. Il capogruppo del Pd Gaetano Zucchini ha deprecato il fatto che nel dispositivo dell’ordine del giorno non ci siano distinzioni tra le pratiche di accattonaggio e ha ricordato che la legge non lo vieta, essendo rimasto come reato solo l’impiego di minori. “C’è una sentenza del Tar del Veneto che nel 2010 ha ritenuto che il sindaco non possa vietare e sanzionare fatti che la legge dello Stato non considera come reati e non considera sanzionabili”. “Per l’accattonaggio molesto si può far ricorso alla legge quando sfociasse in reato, per l’accattonaggio silenzioso no”, ha puntualizzato Zucchini, che ha espresso la propria contrarietà alla strumentalizzazione del fenomeno, “soprattutto per ampliare la percezione di insicurezza”. “Dico no a duplicazioni sanzionatorie, no a ipotesi di intervento contro comportamenti non ascrivibili come illeciti, ma sì a un eventuale maggiore attenzione della Polizia Municipale”, ha concluso Zucchini, che ha affermato: “bisognerebbe occuparsi del perché le persone chiedono l’elemosina”.  Di “un fenomeno più blando che altrove, ma in aumento preoccupante” ha parlato il capogruppo del Polo Tifernate Cesare Sassolini, che ha espresso l’esigenza di un’azione più costante da parte dei vigili urbani, segnalando il ripetersi di richieste di elemosina troppo pressanti davanti ai parcometri del centro storico, in particolare nei pressi dell’ufficio postale centrale, “dove – ha rilevato -  ho registrato anche personalmente comportamenti che incutono timore specie nelle signore”. “Certi atteggiamenti dubbi debbono essere censurati e deve essere chiaro dall’azione di vigilanza delle forze dell’ordine e anche della polizia municipale”, ha sostenuto l’esponente della minoranza, che ha puntualizzato: “un conto sono il bisogno e l’indigenza, un contro sono altri fenomeni, anche organizzati”. Sassolini ha affermato che il Comune “deve intervenire per risolvere le situazioni di bisogno” e deve attivarsi in particolare per “vigilare sulla presenza di minori, ad esempio nei pressi dei semafori cittadini, che chiedono l’elemosina in orari mattutini nei quali dovrebbero essere a scuola”.  Il capogruppo de La Sinistra per Castello Alessandro Alunno ha giudicato “fuori luogo e ingiusto condannare la mendicità anche quando non è invasiva e illogico prendere provvedimenti con l’obiettivo di allocare altrove un fenomeno che ha accompagnato la storia dell’umanità”. “È indegno combattere i poveri, è più giusto combattere la povertà e l’ingiustizia sociale”, ha chiarito Alunno, che ha invitato l’amministrazione ad “operare per rimuovere le cause della povertà, piuttosto che reprimere chi chiede l’elemosina”. Di “altri comuni che, senza operazioni invadenti, hanno fatto cessare l’accattonaggio, evitando che ci fossero certi fenomeni deteriori ad esso collegato” ha parlato il capogruppo di Fratelli d’Italia Sandro Busatti, che ha ritenuto “incomprensibile come si dica che qui non si può fare”. “In occasione del centenario della nascita di Burri, sinceramente come si può pensare di mostrare a chi verrà in città certi spettacoli, certe situazioni?”, ha chiesto il consigliere, che ha invitato a valutare a fondo le implicazioni della realtà attuale. Il capogruppo di Fdu Luca Cuccaroni ha puntualizzato che “la legge reprime certe situazioni di illegalità e il sindaco non può sostituirsi con l’emissione di un’ordinanza”. “Se c’è sfruttamento organizzato – ha rilevato – il fenomeno va denunciato alla magistratura, non può essere il sindaco a intervenire”. “Ci sono tante persone che non hanno niente e che non travalicano il limite della molestia nel chiedere l’elemosina”, ha evidenziato Cuccaroni, che ha concluso: “essere destinatario di una richiesta di aiuto non può avere come risposta una denuncia”. Il capogruppo del Patto Civico per Città di Castello Cristian Braganti ha rilevato come “paura e diffidenza sono le cose che emergono dal documento, la paura e la diffidenza per quelle persone che consideriamo gli altri, cioè chi fa elemosina e non consideriamo simili a noi”. “Nel dispositivo – ha puntualizzato il consigliere - si parla di repressione, di fenomeni organizzati, ma se guardiamo i numeri non mi sembra”. Nell’osservare come, ad esempio alla stazione di Firenze, i fenomeni più deteriori siano stati effettivamente contrastati e allontanati, Braganti non ha ravvisato in città una situazione così allarmante. “Dobbiamo stare attenti a reprimere il povero – ha concluso Braganti – dobbiamo piuttosto guardare alle cause di certe situazioni”. Di “un ordine del giorno che non parla proprio di persone povere che chiedono l’elemosina, ma di soggetti che non sono poveri, che troviamo nei parcheggi del centro e nei centri commerciali con cellulari anche di ultima generazione” ha parlato il capogruppo del Pdl Davide Pazzaglia, che ha invitato a non confondere la realtà. “Ci sono comuni che hanno emanato ordinanze per reprimere questo tipo di presenze, specie ossessive, come Assisi e  Perugia – ha chiarito Pazzaglia – per cui il sindaco anche qui potrebbe limitare certi fenomeni nei parcheggi e nei supermercati”. “Questa sera abbiamo scoperto che ci sono benestanti che chiedono l’elemosina davanti ai supermercati e sono giudicati così solo perché hanno un telefonino”, è intervenuto il consigliere del Psi Fabrizio Duca, che ha portato l’esperienza di diverse persone che chiedono l’elemosina con rispetto e dignità. “Se ci sono forme di accattonaggio non onesto – ha sostenuto il consigliere di maggioranza – questo fenomeno viene perseguito, non dal sindaco, ma dagli organi preposti”.  “Non dobbiamo fare di ogni erba un fascio – ha ammonito Duca - ovunque troviamo certi fenomeni, troviamo bisognosi, mi meraviglia che persone che abbracciano una religione dicano di ripulire la città per il centenario di Burri”. Il sindaco Luciano Bacchetta ha richiamato l’attenzione sulla complessità del fenomeno, “che – ha detto – è già all’attenzione dell’amministrazione comunale, ma che non può essere risolto in modo repressivo, perché c’è una questione morale e anche politica da considerare, prima che giuridica”. Il sindaco ha confermato che effettivamente si riscontra anche in città “una forma di accattonaggio professionale, organizzata, perché qualcuno che si vede qui lo si incontra anche a Perugia”. “Credo che queste persone siano vittime di un sistema e, quando c’è molestia, serve certamente un intervento delle forze dell’ordine, ivi compresi i vigili urbani, anche con un’attività investigativa che permetta di risalire alla reale natura di certe presenze”, ha affermato Bacchetta, che ha condiviso l’esigenza di monitorare il fenomeno, anche per le problematiche che vengono rappresentate davanti ai centri commerciali dagli stessi proprietari. “E’ giusto ricordare che il Comune non ha competenza nelle aree private – ha precisato Bacchetta – ma in generale credo che vadano adottati strumenti di natura giuridica, studiando  tempi, modi e forme per un intervento, nella consapevolezza, però, che la repressione non è foriera di risultati”. “Dobbiamo piuttosto coordinarci con forze dell’ordine per capire se c’è una forma di accattonaggio professionale, che è comunque di disperati”, ha chiarito il sindaco, ribedendo: “bisogna combattere contro la povertà, non contro gli uomini”. “Con le forze dell’ordine dobbiamo trovare una soluzione che ci permetta un intervento, specie contro fenomeni che coinvolgono minori, ma l’ordinanza non serve a nulla”. Bacchetta ha, quindi, preso l’impegno di svolgere quanto prima un incontro con le forze dell’ordine, al quale invitare i responsabili locali dei diversi corpi e i capigruppo consiliari e al quale parteciperanno sicuramente i vigili urbani, per valutare pure altri fenomeni, come la contraffazione di prodotti in occasione delle fiere cittadine. In sede di replica, il consigliere Mancini ha chiarito che  l’ordine del giorno “chiede direttive agli uffici competenti, non dice di fare un’ordinanza, e il sindaco ha capito perfettamente lo spirito del documento a differenza di altri”. “Lo stesso sindaco ha confermato che il fenomeno organizzato che testimonio io esiste”, ha aggiunto Mancini, che ha spiegato: “Non voglio sanzionare chi chiede la carità, voglio un intervento rispetto a fenomeni evidentemente organizzati, prendendo in considerazione atti come l’ordinanza del sindaco di Assisi, che limita l’accattonaggio a una certa distanza dai luoghi di culto e dagli edifici pubblici, ma anche attivandosi con i controlli dei vigili urbani, non ultimo sulla residenza di certe persone”. Ad accogliere favorevolmente l’impegno del sindaco sono stati il consigliere Busatti e il consigliere Zucchini, che ha ribadito come il primo cittadino “non possa fare ordinanze su materie già disciplinate”. Dal consigliere del Pd Vincenzo Tofanelli è arrivata la richiesta di ritiro dell’ordine del giorno, vista la disponibilità ad andare in commissione. Il consigliere Mancini ha replicato con la disponibilità a modificare il testo, ma senza ritirarlo, trovando la condivisione del consigliere Sassolini, ma non quella della maggioranza di Centrosinistra. Dopo il voto che ha respinto l’ordine del giorno, il sindaco Bacchetta ha chiarito: “ questo non significa che non esista il problema,  ma che vada affrontato discutendone e confrontandoci piuttosto in commissione”.


APPROVATO ODG SULL’ONORIFICENZA AD ANGELO ZAMPINI

Il consiglio comunale ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno dei consiglieri Stefano Nardoni, Vincenzo Tofanelli (Pd) e Brunella Spapperi (Fdu) per il riconoscimento di un’onorificenza al tifernate caduto di guerra Angelo Zampini.

Dispositivo. Con l’ordine del giorno approvato, il consiglio comunale “fa istanza al sindaco del Comune di Città di Castello, tramite l’ufficio di presidenza, di attivare ogni iniziativa utile nei confronti delle autorità competenti per il riconoscimento della medaglia al valor militare alla memoria a favore del sergente mitragliere Angelo Zampini”: “di trasmettere copia dell’ordine del giorno al Comune di Majano in provincia di Udine”; “di trasmettere copia dell’ordine del giorno all’onorevole Walter Verini e all’onorevole Anna Ascani affinché si uniscano nel perorare detta nobile causa”; “di avviare copia dell’ordine del giorno alle autorità competenti come integrazione della documentazione già inoltrata dal Comune di Majano, per rafforzare l’iter istruttorio finalizzato al riconoscimento della decorazione al valore militare e, segnatamente, al Ministero della Difesa e all’ufficio dello Stato Maggiore dell’Esercito”.

Dibattito. A introdurre l’ordine del giorno è stato il presidente del consiglio comunale Stefano Nardoni, che ha sottolineato come il documento sia stato presentato dietro l’azione congiunta delle amministrazioni di Città di Castello e Majano. “L’obiettivo – ha chiarito Nardoni -  è di cercare di sostenere l’iniziativa del Comune di Majano che ha già inviato la documentazione al Ministero della Difesa per sollecitare la concessione dell’onorificenza, finora impossibile perché quando avvenne l’eroico gesto non c’erano superiori in grado che potessero certificare il sacrificio del nostro concittadino”. Il consigliere di Fdu Brunella Spapperi, parente dell’eroe tifernate, ha ripercorso l’iter che ha permesso di stabilire un legame tra Majano e Città di Castello, due comunità unite nel nome di Zampini, che fino ad alcuni anni fa non erano mai state in contatto. Angelo Zampini morì infatti nell’eroica difesa della ritirata dei propri compagni il 30 ottobre del 1917 nella piazza di Farla di Majano, dove si era asserragliato con la propria mitragliatrice per arginare l’avanzata dell’esercito tedesco. “Pochissime persone sanno come questo paese veneto onori il nostro concittadino”, ha sottolineato Spapperi, che ha tratteggiato la figura dell’”eroe senza medaglia”, rimasto senza l’onorificenza che merita per via della mancanza di un atto di testimonianza da parte dei suoi superiori, e rappresentato il legame ideale tra i due comuni. Il capogruppo di Fratelli d’Italia Sandro Busatti ha richiamato l’attenzione sul fatto che se non ci fossero state le celebrazioni del comune di Majano si sarebbe persa la memoria dell’atto eroico di Zampini e ha invitato a “una pacificazione storica che permetta di onorare chiunque abbia combattuto per l’Italia, da qualunque parte lo abbia fatto”. Di un “doveroso riconoscimento a Zampini”, ha parlato il capogruppo de La Sinistra per Castello Alessandro Alunno, che ha sottolineato l’esigenza di percorrere ogni strada per tributare l’omaggio a un ragazzo che a 23 anni era consapevole di difendere democrazia e libertà. Il consigliere del Pd Vincenzo Tofanelli ha dato conto degli  scambi di visite annuali che sono stati avviati tra le comunità di Lerchi e Majano, parlando di uno straordinario legame nato dalla condivisione della figura di Angelo Zampini. “Propongo al sindaco di istituire un giorno del ricordo per il 30 ottobre di questo anno, data in cui viene ricordato il sacrificio del nostro concittadino, invitando il sindaco di Majano magari ad una celebrazione che coinvolga il consiglio comunale”. Il sindaco Luciano Bacchetta ha raccolto la proposta e ha preannunciato un’iniziativa pubblica nella sala del consiglio comunale per il prossimo 30 ottobre per ricordare Angelo Zampini, “con un atto – ha detto - doveroso e bello”. Il capogruppo della Lega Nord Valerio Mancini ha sottolineato come il sacrificio di Zampini resti a suo modo un episodio storico, anche perché dopo quell’evento cambiarono le sorti della guerra. “La gente ha bisogno di esempi e gli atti di queste persone dovrebbero essere condivisi nelle nostre scuole, magari con una giornata per insegnare a difendere i valori della Repubblica proprio a partire dal ricordo di sacrifici come quello di Zampini”.


SPOSTAMENTO DELLA FARMACIA COMUNALE DI VIALE FRANCHETTI

“E’ doveroso convocare una commissione alla presenza dei vertici di Farmacie Tifernati per ricevere ogni chiarimento sulle motivazioni, sicuramente ineccepibili, della decisione di spostare la farmacia comunale di viale Franchetti, che, come stabilisce la legge Bassanini, è stata una determinazione assunta da una commissione guidata dal direttore della società e non dalla politica, quindi non dal sindaco o da alcun altro amministratore comunale”. Il sindaco Luciano Bacchetta è intervenuto così sull’interpellanza del consigliere comunale del Psi Luigi Bartolini che chiedeva la convocazione della commissione Servizi, con l’invito del presidente e del direttore di Farmacie Tifernati, in merito allo spostamento nell’area Edilgiorni del servizio. L’esponente della maggioranza, che ha rimarcato come il consiglio comunale non sia stato informato preventivamente, aveva espresso le proprie riserve sulla decisione, chiedendo di conoscerne motivazioni e responsabilità e manifestando la necessità di valutare alternative che non penalizzassero l’area dei quartieri Prato e Mattonata, dei quali la farmacia comunale in questione è attualmente punto di riferimento. “Se la scelta che è stata fatta è legittima, va bene – aveva puntualizzato Bartolini – ma in questo caso dovremmo regolamentare diversamente la materia, perché sono convinto che certe decisioni spettino alla giunta e al consiglio comunale”. Il capogruppo del Polo Tifernate Cesare Sassolini aveva condiviso la necessità di fare chiarezza, evidenziando come ci sia bisogno di “maggiore approfondimento su una questione rilevante per la comunità”, mentre il capogruppo della Lega Nord Valerio Mancini aveva concordato sul fatto che “sarebbe stato meglio che l’amministrazione avesse comunicato le proprie intenzioni prima di procedere” e aveva osservato come, con la partenza dei lavori del Puc 2, “sarebbe interessante valutare l’insediamento di un’altra farmacia in centro storico, dove ne resta al momento una sola, per cui chiedo che resti in quell’area”. Il sindaco Bacchetta ha puntualizzato che Farmacie Tifernati è una società “gestita molto bene e con la massima professionalità da chi la dirige, con un bilancio sempre in attivo”. Il sindaco non ha nascosto di non condividere l’impostazione della legge Bassanini, “che – ha detto - dopo le vicende di tangentopoli ha distinto la gestione dalla programmazione, con il risultato che gli amministratori comunali non hanno poteri esecutivi, ma possono dare solo elementi di indirizzo programmatico”. “In materie tipiche come questa, toglie agli amministratori, alla parte politica, poteri decisionali e ho manifestato personalmente le mie perplessità a chi ha preso la decisione”. “Non è stata una decisione del sindaco – ha concluso Bacchetta - chi ha deciso si assumerà oneri e onori e sul piano politico è importante che ognuno si prenda le proprie responsabilità”. In sede di replica, il consigliere Bartolini ha evidenziato che “una situazione del genere non dipende dalla politica, ma purtroppo ricade su chi fa politica”. “Sono amareggiato dalla scelta, c’erano soluzioni più funzionali”, ha concluso Bartolini.


CONFRONTO CON L’USL UMBRIA 1 SUI PAGAMENTI ELETTRONICI

“La questione dei pagamenti delle prestazioni sanitarie con carta di credito o bancomat sarà oggetto di una riunione in Regione dei vertici dell’Usl Umbria 1 nei prossimi giorni e, dopo questo passaggio, ho già ricevuto la disponibilità del direttore del Distretto dell’Alto Tevere Daniela Feligioni a partecipare a un incontro in commissione”. E’ quanto ha affermato il sindaco Luciano Bacchetta in merito all’interpellanza del capogruppo de la Sinistra per Castello Alessandro Alunno sulle modalità di pagamento con moneta elettronica delle prestazioni sanitarie al Cup di Città di Castello. Il rappresentante della maggioranza chiedeva al sindaco e alla giunta comunale di “intervenire con l’Usl Umbria 1 affinché la maggiorazione del tutto ingiustificata stabilita per i pagamenti con moneta elettronica sia eliminata e non ci sia differenza tra i costi dei servizi e le modalità di pagamento”. “Ho raccolto il disagio dei cittadini che dal primo gennaio 2015 si trovano a dover pagare un prezzo più alto al Cup per i pagamenti con moneta elettronica dell’1,50 per cento per il bancomat e del 2,50 per cento per le carte di credito”, aveva spiegato Alunno, che ha parlato di “disincentivo poco comprensibile e anacronistico”, giudicando “inopportuno che l’Usl applichi questa disparità di trattamento economico” e auspicando “un ripensamento”. Il capogruppo della Lega Nord Valerio Mancini aveva parlato di “politica antitetica alla logica commerciale che punta a facilitare le transazioni con questi strumenti”. “Siccome la gestione fisica comporta maggiori costi, sarebbe stata la scelta giusta semmai l’inverso”, ha rilevato Mancini, che ha dato il proprio appoggio al documento, invitando a cogliere l’opportunità di un incontro con l’Usl 1 in commissione anche per affrontare l’altra questione del reparto per le malattie infettive, sul quale il consiglio comunale ha ravvisato l’esigenza di un confronto con la dirigenza sanitaria. A giudicare “antistorico, irreale e incomprensibile, specie quando si inaugurano ricettari elettronici e esami a domicilio” il provvedimento dell’Usl Umbria 1 era stato il consigliere del Pd Luciano Tavernelli, che aveva parlato dell’applicazione di “tasse in percentuali esageratamente alte e giustificabili”. “Un ripensamento sarebbe importante, perché questa è una cosa di cui un servizio pubblico si dovrebbe vergognare”, aveva concluso Tavernelli. Di “un problema di scelta di banca” aveva parlato il capogruppo del Polo Tifernate Cesare Sassolini, che aveva rilevato come “se l’istituto cui si rivolge l’Usl ha un costo elevato per i servizi elettronici, che ne hanno invece di bassissimi,  allora è il caso di cambiare”.  “O sono obsoleti o se ne approfittano”, aveva aggiunto Sassolini, che aveva parlato della completa gratuità che diverse banche concedono per queste operazioni e di come sia “inaccettabile, comunque che se l’Usl Umbria 1 decide di lavorare con una banca che ha questi costi, poi li scarichi sui cittadini”. “Chiedo che il sindaco chieda una revisione del sistema: o l’Usl se ne accolla i costi o si cambia banca, così non è un servizio idoneo”, aveva concluso il consigliere. Il sindaco Bacchetta ha riferito di essersi confrontato con l’Usl e di aver ricavato la percezione che la questione verrà rivista. “Subito dopo l’incontro in Regione, la dottoressa Feligioni è a nostra disposizione – ha concluso il sindaco – e ci confronteremo in commissione anche sulla questione delle malattie infettive”.  In sede di replica, il consigliere Alunno si è detto soddisfatto dell’impegno del sindaco e ha espresso la speranza che il consiglio comunale possa sempre dare il proprio contributo per promuovere la giustizia amministrativa.

 

 


ATTIVITA’ DEGLI SPORTELLI DI INFORMAZIONE AL PUBBLICO

“Per la disponibilità di sportelli di informazione al pubblico dobbiamo necessariamente tenere conto delle politiche dei soggetti terzi che li mettono a disposizione nella nostra città, ma come amministrazione siamo impegnati a mantenere gli attuali servizi e riportarne altri nel centro storico”. E’ in sintesi quanto hanno affermato gli assessori Luca Secondi ed Enrico Carloni in risposta all’interrogazione del capogruppo del Polo Tifernate Cesare Sassolini sulla chiusura di alcuni sportelli di informazione al pubblico. Con il documento il rappresentante del Centrodestra chiedeva di sapere “come mai alcuni sportelli, quello per il consumatore, quello di Novaumbria e quello del difensore civico, non solo sono stati chiusi, ma di essi e delle loro mansioni non si trova più traccia in altri istituti o sportelli della nostra amministrazione, creando sconcerto e smarrimento fra i nostri concittadini”. “La nostra parte politica non può accettare che non vengano mantenuti servizi che sindaco e giunta si erano impegnati a fornire – aveva sostenuto Sassolini – e, comunque, non può condividere che essi vengano smantellati, senza indicarne pubblicamente le motivazioni”. L’assessore Secondi ha spiegato le ragioni del venir meno dei servizi erogati presso lo Sportello del Cittadino, segnalando come, con il cambio della guida alla Provincia di Perugia, non sia stata per il momento riattivata la figura del difensore civico provinciale, per le cui prestazioni il comune di  Città di Castello era stato l’unico a convenzionarsi, pagando i relativi costi; che per lo sportello di Sviluppumbria la soppressione è stata determinata dal venir meno della figura preposta; che lo sportello del consumatore non è più presente presso lo Sportello del Cittadino, ma funziona nella sede polifunzionale della Provincia di Perugia alla Casa Verde e verrà riportato in centro, a Palazzo del Podestà, con lo spostamento degli uffici provinciali. “Abbiamo comunque provveduto negli anni ad attivare anche nuove opportunità, come lo Sportello Verde, per la consulenza rivolta a cittadini e imprese sulle energie pulite – ha detto Secondi – e con i servizi che abbiamo mantenuto stiamo continuando a dare ottime risposte, in attesa di riattivare sportelli come quello del difensore civico, per il quale abbiamo già dato la nostra disponibilità, anche a investire risorse”. In sede di replica, il consigliere Sassolini si è detto non molto soddisfatto, “perché – aveva detto – non si conoscono le tempistiche per i servizi che verranno reintrodotti”. “Inoltre – ha aggiunto - i servizi tolti non avevano costo e mi domando come mai di fronte a questo siano stati chiusi”. “Chiedo che ci vengano dati tempi certi oppure ci vengano date motivazioni per la loro mancata riattivazione, specialmente per lo Sportello del Consumatore, che dava soluzione a molte esigenze”. L’assessore Carloni ha allora preso la parola per chiarire che “l’amministrazione non può disporre per conto degli enti che forniscono certi servizi, come nel caso della Provincia o di altri soggetti che hanno fatto scelte diverse dal passato, riorganizzando o riducendo i servizi nel territorio”. L’assessore ha evidenziato l’esempio dello sportello di Novaumbria, venuto meno per la cessazione dei finanziamenti grazie ai quali era stato attivato dal consorzio, del quale è stato richiesto un ripristino che, comunque, non sarà più a costo zero.  “Tra i servizi che abbiamo implementato c’è anche lo sportello Gepafin, ogni giovedì, per il sostegno al sistema produttivo – ha puntualizzato Carloni – e cercheremo di garantire tutti i gli altri servizi”.

 


RINVIATI PUNTI ALL’ORDINE DEL GIORNO

Per l’impossibilità a partecipare ai lavori dell’assessore Massimo Massetti, sono stati rinviati i punti all’ordine del giorno riguardanti la sistemazione della strada comunale di via del Commercio a Cornetto e le barriere architettoniche nel palazzo comunale. Per l’assenza al momento dell’esame del punto del proponente, il consigliere Sandro Busatti, è stato rinviato il dibattito sulla mozione relativa alle osservazioni sul Prg.

 

 

 

 

 


CittądiCastelloNotizie- Agenzia stampa del Comune di Cittą di Castello
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