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Notizie dal Comune

RESOCONTO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI LUNEDI' 24 NOVEMBRE 2014
Comune Palazzo
19.12.2014 -

INCONTRO CON IL PREFETTO SULLA SICUREZZA


“Insieme agli altri sindaci del comprensorio, abbiamo avuto un incontro proficuo e positivo con il nuovo prefetto di Perugia nel quale è stata presa in esame la situazione legata alla recente ondata di furti ed è stata condivisa l’esigenza di rafforzare la collaborazione nel territorio tra istituzioni e forze dell’ordine”. Il sindaco Luciano Bacchetta ha riferito in questi termini gli esiti della riunione del comitato per l’ordine pubblico presso la Prefettura di Perugia al quale ha partecipato prima della seduta del consiglio comunale. Il primo cittadino ha accennato ad alcuni aspetti del confronto, dal quale è emerso che i raid ladreschi delle ultime settimane sarebbero riconducibili a bande di stranieri dell’est Europa provenienti dall’alto Lazio, che utilizzano la E45 come via privilegiata per gli spostamenti. Da qui la proposta avanzata al tavolo da parte del Comune di Città di Castello di valutare l’installazione di telecamere in corrispondenza degli svincoli dell’arteria che interessano il territorio tifernate. “Come amministrazione potremmo mettere a disposizione le risorse per queste tecnologie che sono a bilancio, rimettendo comunque alla valutazione della Prefettura e delle forze dell’ordine ogni decisione su come e dove sia più opportuna la loro collocazione”, ha detto Bacchetta. Il capogruppo del Polo Tifernate Cesare Sassolini ha lamentato che non ci sia stato un confronto in sede istituzionale sulla questione prima dell’incontro in prefettura e ha sottolineato l’esigenza di fare di più per garantire la sicurezza dei cittadini, anche attraverso il potenziamento delle funzioni e delle dotazioni dei vigili urbani. “Vorrei sapere cosa abbia consigliato alle amministrazioni comunali presenti il prefetto e se abbia invitato l’amministrazione tifernate a potenziare il corpo della Polizia Municipale come richiediamo da tempo, con la dotazione di strumenti atti a contrastare i fenomeni criminali”, ha chiesto l’esponente della minoranza, che ha espresso soddisfazione per l’ipotesi di installazione di telecamere, “che – ha puntualizzato – sosteniamo da anni”. Il capogruppo di Fratelli d’Italia Sandro Busatti ha ricordato il recente corteo di cittadini “promosso – ha detto - per stimolare una presa di coscienza collettiva sui fenomeni criminali in atto” e si è soffermato sull’emergenza rappresentata dalle molte residenze concesse dall’amministrazione agli immigrati nel territorio tifernate e sulla carenza di controlli per verificare le effettive presenze di persone negli alloggi. “Serve una revisione delle politiche della sicurezza”, ha sostenuto l’esponente del Centrodestra. L’assessore alla Sicurezza Pubblica Luca Secondi ha replicato sottolineando che l’amministrazione comunale sta lavorando a fondo sul versante dei controlli delle presenze di immigrati nel territorio comunale, in particolare per quanto riguarda il contrasto del fenomeno degli affitti in nero. “Abbiamo firmato un protocollo d’intesa con l’Agenzia delle Entrate per verificare le segnalazioni che riceviamo e abbiamo già iniziato i controlli”, ha chiarito l’assessore, che ha giudicato fondamentale un’assunzione di responsabilità da parte della collettività per rimuovere certi fenomeni. Il capogruppo della Lega Nord Valerio Mancini ha giudicato indispensabile il protagonismo dell’amministrazione comunale nella garanzia della sicurezza, ritenendo importante il confronto con il prefetto proprio in funzione di una migliore azione del governo cittadino su questo versante. Di “un segnale estremamente importante rappresentato dall’incontro in Prefettura” ha parlato il consigliere del Pd Luciano Tavernelli, che ha evidenziato come l’amministrazione dimostri di non sottovalutare il problema rappresentato dall’escalation dei furti. “L’utilizzo di tecnologie digitali, piuttosto che di strumenti da sceriffo è la strada migliore da percorrere, perché rappresentano un deterrente enorme per i pendolari del crimine”, ha puntualizzato l’esponente della maggioranza, che ha invitato a non mescolare il problema della criminalità con l’immigrazione. Il consigliere del Pd Gionata Gatticchi ha richiamato l’attenzione sulla questione rappresentata dal ruolo che deve svolgere un amministratore su questo versante, necessariamente essere di supporto alle forze dell’ordine. “Non è con manifestazioni, fiaccolate a ridosso delle elezioni che si affrontano certi problemi – ha affermato Gatticchi - ci sono funzioni e competenze che vanno rispettate, tenendo presente che la Polizia Municipale è un organo prevalentemente amministrativo”. Il sindaco Bacchetta ha preso di nuovo la parola per chiarire che l’incontro con il prefetto è stato convocato in tempi brevissimi vista l’escalation di furti e non è stato possibile, pertanto, esperire i necessari passaggi istituzionali, “che – ha precisato – comunque ci saranno, perché l’amministrazione coinvolgerà il consiglio comunale nella definizione delle iniziative atte a promuovere la sicurezza dei cittadini”. Il primo cittadino non ha fornito altri particolari sulla riunione, perché sarà la Prefettura a diramare un comunicato in merito, ma ha comunque tenuto a precisare che “se il problema della garanzia della sicurezza viene ricondotto alla necessità di armare i vigili urbani, ci sono i dati statistici a dire che le percentuali di atti criminali nei comuni dove la Polizia Municipale è equipaggiata in questo modo sono uguali, se non più alte, rispetto alla nostra realtà”. “E’ importante che ogni soggetto coinvolto nella questione della sicurezza faccia il proprio dovere – ha sottolineato Bacchetta – spetta dunque al Comune coordinarsi con le forze dell’ordine e mettere a disposizione, qualora sia possibile, le risorse e gli interventi che permettano di contribuire ad arginare i fenomeni criminali”.


 

RESPINTO ODG SULLA EX FAT

Il consiglio comunale ha respinto con 17 voti contrari (Pd, Psi, La Sinistra per Castello e Fdu), sette voti favorevoli (Idv, Manuel Maraghelli del Polo Tifernate, Lega Nord e Tavernelli del Pd) e l’astensione del Patto Civico per Città di Castello l’ordine del giorno sulla ex Fat presentato dal capogruppo dell’Idv Roberto Colombo. Al momento del voto sono usciti dall’emiciclo i consiglieri Sassolini (Polo Tifernate), Busatti (Fratelli d’Italia) e Pazzaglia (Pdl). L’ordine del giorno chiedeva al consiglio comunale di impegnare la giunta “a sospendere in via cautelativa gli interventi riguardanti il progetto di recupero degli edifici Fat e Fintab iscritti nel programma del Contratto di quartiere II, prevedendo la rimodulazione generale dell'intervento e aprendo un confronto serio e costruttivo con i cittadini e i comitati civici che hanno consegnato e stanno raccogliendo un numero significativo di firme per una proposta alternativa e meno impattante dal punto di vista ambientale, sociale ed economico”.

Dibattito. L’ordine del giorno è stato introdotto dal capogruppo dell’Idv Roberto Colombo, che ha dato atto al sindaco di aver “coraggiosamente affrontato a viso aperto” il comitato popolare costituito sulla vicenda e ha chiesto conto della proposta avanzata dallo stesso primo cittadino di tenere una consultazione popolare sul progetto. “E’ evidente che se si vuol consultare la cittadinanza prima di tutto andrebbero sospesi i lavori e andrebbero analizzate le alternative”, ha puntualizzato l’esponente della minoranza, che ha ricordato la possibilità di rimodulare l’intervento offerta dall’intesa pubblicata nel giugno scorso in Gazzetta Ufficiale per la semplificazione procedurale finalizzata alla conclusione dei Contratti di Quartiere e ha deplorato la ventilata richiesta di sei milioni di euro da parte della proprietà per recedere dal progetto. “Vuol dire che vogliono 200mila euro ad appartamento, ma allora a quanto li venderebbero una volta realizzati?”, ha chiesto Colombo, che ha fatto appello al sindaco: “lei ha la possibilità di essere ricordato per aver evitato una bruttura e uno scempio, scelga di fare questo”. Il consigliere ha quindi richiamato l’attenzione sulla necessità di comprendere nelle valutazioni sul progetto anche la recente disponibilità offerta dall’assessore regionale Fabio Paparelli a valutare di concedere l’ex ospedale di Città di Castello al Comune in presenza di un progetto di riqualificazione. Il vice sindaco e assessore all’Urbanistica Michele Bettarelli ha puntualizzato che, dopo il confronto con il comitato popolare dei rioni Prato e Mattonata, l’amministrazione comunale ha operato le verifiche necessarie con la Regione dell’Umbria per valutare la percorribilità della rimodulazione del progetto. “Il provvedimento nasce dall’esigenza di velocizzare e concludere i Contratti di Quartiere, ma nel nostro caso la Regione ha definito improprio il riferimento a questa previsione e, quindi, l’ipotesi di rimodulazione”, ha spiegato Bettarelli, che ha richiamato l’attenzione sulla presenza di tutte le autorizzazioni necessarie, di un progetto già rivisto che ha abbassato a 13 mila metri cubi il costruito, di una fase di realizzazione già avanzata e di una ulteriore rimodulazione che non è in linea con gli investimenti previsti e comporterebbe il rischio di perdere i fondi stanziati. Bettarelli ha, quindi, affrontato alcune vicende balzate all’attenzione pubblica recentemente, chiarendo che la Soprintendenza in merito alla segnalazione di crolli di parte di edifici storici nel cantiere della ex Fat, in particolare di un portale storico, ha anticipato informalmente che non risultano i fatti denunciati e che il portale è stato smontato a cura della proprietà. “Non si tratta peraltro di una struttura del ‘600, ma più recente, e le foto diffuse risalgono alle demolizioni del 2010”, ha puntualizzato Bettarelli, che ha letto in aula le dichiarazioni del sottosegretario al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Ilaria Borletti Buitoni, “oggetto – ha detto - di interpretazioni non corrette, visto che non ha espresso certo una contrarietà al progetto”. “E’ bene che si tenga presente che il progetto fa riferimento a un accordo di programma tra pubblico e privato, che va valutato nella sua complessità, ben oltre il recupero della ex Fat – ha sostenuto Bettarelli – perché ha permesso all’amministrazione di ottenere la proprietà della piazza dell’archeologia e dell’ex Chiesa della Carità e di acquisire il chiostro di San Domenico”. “E’ nell’ambito di questo accordo che ci siamo mossi ottenendo un ulteriore risultato di grande importanza, quale la riduzione a 13 mila metri cubi di una previsione urbanistica che inizialmente ne prevedeva 70 mila, non dobbiamo scordarcelo”, ha concluso Bettarelli. Il sindaco Luciano Bacchetta ha riconosciuto “il merito di chi ha sollevato a suo tempo il problema rappresentato dall’ingente cubatura del nuovo costruito prevista nel progetto di riqualificazione, perché ci ha consentito di arrivare a una migliore compatibilità urbanistico-ambientale, con una riduzione di cubatura che non era affatto scontata e che si deve all’azione di questa amministrazione comunale, la quale ha dato piena attuazione all’impegno assunto nel programma di governo”. “E’ con un lavoro serio e paziente di contrattazione con la proprietà che siamo arrivati a questo risultato e soprattutto a restituire alla città importanti tesori custoditi nell’area”, ha puntualizzato Bacchetta, che ha ricordato come le iniziali previsioni costruttive risalissero a un accordo di oltre trent’anni fa, nel quale era compresa anche la cessione al Comune del giardino della Pinacoteca, sempre di proprietà della Fat. Sull’ipotesi di rimodulazione del progetto, Bacchetta ha chiarito che la proprietà, alla quale ha dato atto di un comportamento corretto, “ha affermato di non essere interessata a una ulteriore perequazione urbanistica, dopo quella di 12 mila metri cubi che ha permesso il dimezzamento del costruito nell’area ex Fat”. “Non ci sono dunque le condizioni per una ulteriore revisione del progetto”, ha puntualizzato il sindaco, che ha dato conto anche del parere degli esperti che hanno lavorato al nuovo Prg, secondo i quali “la cosa peggiore per l’area sarebbe farne un luogo non vissuto”. “Credo che abbiamo fatto tutto quello che potevamo per rendere il progetto compatibile con l’ambiente e credo che ci siamo riusciti”, ha sostenuto il sindaco, che ha indicato l’obiettivo di valorizzare l’area sotto il profilo culturale e turistico. “Il controllo sull’intervento da parte dei cittadini è assolutamente doveroso e libero, non condizionabile dalle nostre valutazioni, ma mi domando chi sistemerebbe quell’area e con quali risorse se venisse meno questo progetto”, ha concluso Bacchetta. Il sindaco ha, quindi, preso posizione anche sull’ex ospedale, ricordando come fosse stato prima inserito nel Contratto di Quartiere e poi rimosso per i timori che il progetto potesse fallire, come poi è accaduto in altri territori. Bacchetta ha preso atto delle dichiarazioni dell’assessore Paparelli, esprimendo le proprie perplessità sul fatto che l’immobile possa essere concesso a titolo gratuito dalla Regione, ma garantendo che verranno fatte tutte le necessarie verifiche su questa possibilità. “Sul vecchio ospedale è comunque venuta l’ora di fare un progetto e proporremo un intervento misto pubblico-privato alla Regione”. Il capogruppo del Pd Gaetano Zucchini ha ripercorso la storia del progetto, richiamando in particolare l’attenzione sulla delibera del consiglio comunale del 2006, votata all’unanimità dal consiglio comunale, e del 2012, votata da 20 consiglieri su 21, nella quale si rimodulava il piano con la previsione attuale di 13mila metri cubi. “Questo progetto ha compiuto un percorso che ha dato maggiore sostenibilità alle previsioni originarie e va ricordato che è stata l’amministrazione comunale a manifestare la volontà di riconsiderare la precedente previsione urbanistica e ad avviare una trattativa con il privato che ha portato a una riduzione di cubatura del valore di 1 milione  400 mila euro e quindi alla compensazione con la perequazione urbanistica”, ha puntualizzato l’esponente della maggioranza, che ha concluso: “obiettivamente l’evoluzione è stata compatibile con un atteggiamento di forte responsabilità politica, che ha conseguito importanti risultati per la città, quali l’incremento delle superfici pubbliche a 7 mila metri quadri, una densità abitativa ridotta al 16 per cento, l’ottenimento della proprietà della piazza dell’archeologia, dell’ex Chiesa della Carità e del chiostro di San Domenico, la previsione di un parcheggio che sarà un elemento strategico per l’accesso al centro storico”. “Non ci sono margini ulteriori secondo me per intervenire – ha affermato Zucchini - quello che è stato realizzato è lo sforzo massimo per rendere il progetto più sostenibile possibile”. Zucchini ha, quindi, ricordato che il Pd presentò anni fa un piano di riqualificazione dell’ex ospedale, con idee precise su come riutilizzare l’immobile, che è stato messo a disposizione della Regione. Il capogruppo di Fratelli d’Italia Sandro Busatti ha dato atto all’assessore Bettarelli di aver “chiaramente fatto capire quello che l’amministrazione vuol fare, dopo trent’anni”. “Purtroppo la nostra città non ha avuto in tanti anni un’amministrazione capace di fare delle scelte, tant’è siamo arrivati oggi a questo punto”, ha osservato l’esponente della minoranza, che ha ricordato le battaglie del Centrodestra per ridurre la cubatura e il voto favorevole all’ultimo taglio della previsione costruttiva, “perché – ha detto - quanto meno era la soluzione migliore e si arrivava a una conclusione”. Busatti ha quindi deplorato le scelte fatte sull’ex ospedale, “che – ha detto – hanno impedito di avere a Città di Castello un progetto di riqualificazione finanziato dalla Regione come avvenuto nel resto dell’Umbria”. “Bisogna prendere il coraggio a quattro mani per capire cosa si può fare, non quello che si vorrebbe fare, per dare come cittadini input all’amministrazione che finora non li ha trovati”, ha concluso Busatti. Il capogruppo del Polo Tifernate Cesare Sassolini ha preannunciato che non avrebbe partecipato al voto “perché la discussione di stasera non ci doveva essere, visto che è insensato pensare di tornare indietro, è troppo tardi”. “Quello che era stato scelto verrà attuato, comitato o non comitato, non è modificabile, si è arrivati a questo punto attraverso trattative lunghe anni”, ha osservato l’esponente della minoranza, che ha ricordato l’impegno del Centrodestra per la revisione del progetto. “Dopo battaglie, ragionamenti e trattative con i proprietari si è arrivati a far qualcosa di molto più positivo di prima, conseguendo anche la proprietà di aree che non erano pubbliche – ha aggiunto Sassolini – il comitato popolare ha delle ragioni, ma arriva tardi”. “Bloccare i lavori- ha concluso il consigliere - comporterebbe un danno economico pazzesco alle casse comunali, che dovrebbe essere risanato dai cittadini e sarebbe un ritorno indietro di trent’anni, senza alcun intervento migliorativo”.  Il consigliere del Pd Luciano Tavernelli ha sottolineato che il peccato originale del progetto non si deve tanto al Contratto di quartiere, quanto alle previsioni urbanistiche che hanno permesso di erigere l’immobile della ex Fat, dando atto all’attuale amministrazione di essere stata l’unica a riuscire a ottenere una consistente riduzione di cubatura”. “Fino all’ultimo però è lecito fare il possibile e il necessario per ottenere il miglior risultato”, ha sostenuto Tavernelli, che ha aggiunto: “la proprietà ha manifestato la disponibilità a qualsiasi soluzione e non vorrei che l’amministrazione si piegasse di fronte alla richiesta di sei milioni di euro di riscatto per l’area”. “L’amministrazione deve contrattare fino all’ultimo su qualcosa che ancora non è stato costruito”, ha ribadito il consigliere di maggioranza, che ha prospettato la possibilità di concedere con una variante urbanistica una nuova perequazione fuori città. Sull’ex ospedale, Tavernelli ha sostenuto che la Regione “dovrebbe smettere di fare aste, dopo le due andate deserte, ma è chiaro che l’unico scopo di farle è di mantenere a bilancio questa struttura”.  “Insieme a lascito Mariani potrebbe essere fatto un bellissimo progetto di riqualificazione”, ha proposto Tavernelli. Il capogruppo di Fdu Luca Cuccaroni ha ricordato di aver votato a favore dell’ultimo progetto “per la riduzione di cubatura e per le caratteristiche di recupero estetico e funzionale inserite, ma soprattutto per far tornare le coppie giovani ad abitare nel centro storico”. L’esponente della minoranza ha espresso la necessità che venga tenuto conto sia delle istanze del pubblico, che di quelle del privato, “tenendo però ben presente che i rioni Prato e Mattonata hanno la peggiore situazione di tutta la città, avendo perso tutte le fonti economiche presenti in precedenza e che c’è dunque l’esigenza di dare nuovo impulso urbanistico a tutta l’area”. Quanto al vecchio ospedale, Cuccaroni ha espresso la speranza che possa tornare ad essere  “cardine della vita pubblica cittadina”. “L’impegno che ci prendiamo è di andare a un disegno complessivo che sani l’attuale situazione con la rivitalizzazione di tutto il centro storico”, ha concluso. Il capogruppo de La Sinistra per Castello Alessandro Alunno ha deplorato “la malafede di chi cavalca ora le posizioni dei residenti, dicendo oggi una cosa diversa da ieri”, richiamando l’attenzione sulla complessità degli accordi alla base del progetto, che comportano una inevitabile alta valutazione dell’eventuale indennizzo che chiederebbe la proprietà per rinunciare. Il rappresentante della maggioranza ha invitato a tenere in considerazione adeguata il fatto che, “mentre molti comuni italiani andranno in default e saranno costretti a vendere i propri beni pubblici, il Comune di Città di Castello compie  l’operazione inversa, investendo nella riacquisizione di monumenti e palazzi storici”. “Sono scelte politiche fatte in nome di tutta la città, all’interno delle quali l’area ex Fat è il tassello di quadro più complessivo”, ha puntualizzato Alunno. “Ho verificato in Regione che una eventuale sospensione rischierebbe di farci perdere i finanziamenti, visto che la previsione legge è per i Comuni che non hanno iniziato ad attuare il Contratto di Quartiere, non per noi”. “Va inoltre considerato che la proprietà sarebbe al quarto progetto, visto che ne ha pagati già tre e al terzo è tornata sui suoi passi – ha aggiunto Alunno - credo che stia procedendo nell’interesse dei soci”. Sull’ospedale, il consigliere ha chiarito che l’assessore Paparelli ha parlato di “mettere a disposizione la struttura, il che non significa darla gratuitamente”. Il consigliere del Polo Tifernate Manuel Maraghelli ha concordato sul fatto che “se c’è una posizione della Regione per la quale è impropria la rimodulazione e il privato non vuol recedere, l’amministrazione non può agire certo in danno del privato e delle proprie casse”. L’esponente della minoranza ha comunque chiesto una comunicazione scritta da parte della Regione. Maraghelli ha ricordato, inoltre, le battaglie per ottenere un progetto migliore, con la convinzione di fare del bene alla città, evidenziando tuttavia che l’inserimento dell’ex ospedale nel Contratto di Quartiere avrebbe permesso di conseguire un risultato certamente migliore. Il capogruppo del Psi Marco Mearelli ha dato atto all’amministrazione di aver conseguito con la trattativa con la proprietà una riduzione notevole della cubatura, in presenza di un diritto legittimo della stessa proprietà a costruire e a perseguire i propri interessi. “Fare propaganda sulla pelle delle imprese è sbagliato, considerando le implicazioni finanziarie e anche occupazionali che stanno dietro a tutto questo”, ha contestato l’esponente della maggioranza, che ha affermato: “il progetto deve andare avanti con tutti i controlli necessari sulla qualità delle costruzioni e sulla salvaguardia della piazza dell’archeologia e del patrimonio storico e culturale dell’area”. “Fermarci ora significherebbe rinunciare a sanare l’intera zona”, ha concluso Mearelli, che ha espresso perplessità sui reali obiettivi della richiesta di sospensione, “che è impossibile e potrebbe portare a ritardi tali da far perdere i finanziamenti”. Sull’ex ospedale ha ricordato come “l’idea dell’impiego del lascito Mariani sia nata immediatamente, ma che debba necessariamente essere ponderata, anche  alla luce della disponibilità data ora dalla Regione, comunque da verificare”. “Per fare i progetti di recupero ci vogliono i soldi, farli senza averne è un’operazione irresponsabile”. Il capogruppo del Patto Civico per Città di Castello Cristian Braganti ha chiesto  “un pronunciamento chiaro dell’amministrazione sul fatto che il progetto possa essere fermato e rimodulato o si debba prendere atto che è una battaglia persa”. “Se è veramente una battaglia persa, preoccupiamoci di non perderne altre”, ha sottolineato Braganti, che ha affermato: “l’amministrazione ci ha messo del suo per ridurre le cubature, ma ci siamo portati dietro errori che spero non si ripetano in futuro, perché l’obiettivo deve essere quello di un’urbanistica che sappia andare al di là dell’individuo e tenga conto della comunità”. A condividere l’istanza di Braganti è stato il capogruppo della Lega Nord Valerio Mancini, che ha ribadito come la cosa da chiarire sia proprio se la sospensione è percorribile. “E’ tecnicamente spendibile la sospensione?”, ha domandato l’esponente del Centrodestra, che ha aggiunto: “trent’anni per capire come intervenire sono tanti, ci sono state lentezze e valutazioni sbagliate, perché Città di Castello è una città con una storia millenaria, quindi si doveva immaginare ciò che c'era sotto”. “Il sindaco ha dimostrato affezione alla città, si sta cercando di fare meglio possibile, ma necessariamente dobbiamo pensare anche di tutelare un’amministrazione, come quella attuale, che ha fatto il proprio dovere, ma anche il privato”, ha affermato l’esponente della minoranza, che ha sostenuto l’esigenza di “tenere in primo piano la bellezza del progetto, la compatibilità degli edifici con l'esistente, come nelle  capitali europee più belle”, esortando la proprietà a prendersi la responsabilità di curare la qualità architettonica delle nuove costruzioni. In sede di replica, il consigliere Colombo ha contestato la versione data all’amministrazione comunale sulla percorribilità della rimodulazione del progetto, citando una dichiarazione scritta di un funzionario regionale che a un quesito del consigliere regionale Oliviero Dottorini non esclude questa possibilità, purché l’eventuale nuovo intervento sia individuato all’interno del Contratto di Quartiere II. “Per noi si tratta di un parere che lascia aperte molte strade”, ha sostenuto l’esponente della minoranza, chiedendo all’amministrazione di produrre un documento scritto che attesti il contrario. “Tremila firme e un’opposizione in crescita dell’opinione pubblica e di soggetti come il Fai e Italia Nostra per noi costituiscono la difficoltà esecutiva di cui parla il provvedimento del governo e giustificano l’ipotesi di rimodulazione”, ha aggiunto Colombo, che ha chiesto di nuovo conto al sindaco dell’impegno assunto per l’indizione di una consultazione popolare sul progetto. Sul vecchio ospedale, Colombo ha ribadito che l’assessore Paparelli “ha dato la disponibilità a valutare di mettere a disposizione l’immobile di fronte a un progetto confrontato con l’Usl Umbria 1, che il Comune però non ha mai presentato”. L’assessore Bettarelli ha chiarito che “con la struttura tecnica della Regione ci sono stati colloqui telefonici da giugno in avanti ed è sempre stata ribadita la stessa versione, che non ha bisogno di essere scritta per essere credibile, visto che viene riferita da un amministratore”. “Abbiamo rispettato l’impegno preso con il comitato di verificare la percorribilità della rimodulazione – ha aggiunto Bettarelli -  non facciamo certo buffonate”. Il sindaco Bacchetta ha ribadito che “la proprietà ha chiaramente detto di non essere interessata ad altre perequazioni, perché vuole costruire, e quindi la sospensione non è possibile”.  “La consultazione popolare che vedevo di buon occhio era subordinata all’eventuale sospensione dei lavori, che però non ci può essere”, ha puntualizzato il sindaco, che ha aggiunto: “sono comunque disponibile a farla, nel caso, e credo che avrebbe anche un esito molto sorprendente”. Il primo cittadino ha ribadito che “l’amministrazione ha fatto interamente il proprio dovere, nel rispetto assoluto delle leggi e della proprietà, e ha fatto il possibile per rendere il progetto compatibile con il contesto urbanistico, come hanno riconosciuto tutte le istituzioni deputate”. “La soluzione individuata ha ottenuto due anni fa il voto favorevole di 20 consiglieri su 21, segno di condivisione trasversale e convinta – ha sottolineato Bacchetta - da allora non c’è stata alcuna contestazione fino a quando si è riaperta la questione con una raccolta di firme”. “Nonostante il dibattito sia un requisito della democrazia, però, non bisogna perdere di vista la realtà e nemmeno fare i furbi”, ha concluso Bacchetta. Il consigliere Colombo ha preso di nuovo la parola per replicare che “il comitato si è mosso dopo due anni perché nel giugno scorso è uscita fuori la possibilità della rimodulazione, che era un fatto nuovo”.


APPROVATO PROTOCOLLO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Il consiglio comunale ha approvato all’unanimità il protocollo d’intesa tra il Comune di Città di Castello, l’Azienda Sanitaria Usl Umbria 1, il Centro per le pari opportunità della Regione dell’Umbria, la Croce Rossa Italiana-sezione Alta Valle del Tevere per la realizzazione di un programma di azioni integrate contro la violenza e il maltrattamento nei confronti delle donne. Il protocollo d’intesa si propone di far emergere e far conoscere il fenomeno del maltrattamento e della violenza sulle donne; offrire ascolto, orientamento e supporto alle donne maltrattate; promuovere azioni dl sensibilizzazione, formazione e aggiornamento rivolte alla comunità. L’assessore al Sociale Andreina Ciubini ha espresso soddisfazione per la conclusione di un percorso che in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne porterà all’apertura di un punto di ascolto presso il Distretto Sanitario, rivolto anche a tutti gli altri comuni del comprensorio. L’assessore ha ringraziato in particolare per la collaborazione il consigliere comunale Brunella Spapperi, con cui ha condiviso l’impegno per realizzare il nuovo servizio. Soddisfazione e pieno favore all’iniziativa sono stati espressi dal capogruppo del Polo Tifernate Cesare Sassolini.

 

 


FINANZIATO PROGETTO EUROPEO PER UNA RETE DI CITTA’

L’assessore alle Politiche Economiche Enrico Carloni ha comunicato al consiglio comunale che l’amministrazione ha ottenuto il finanziamento del primo progetto da parte dell’Unione Europea, grazie alla collaborazione con l’Agenzia Fiera delle Utopie Concrete. Carloni ha evidenziato che il progetto, di cui Città di Castello è capofila, riguarda la creazione di una rete di collegamento tra città del continente finalizzata a iniziative comuni e all’ottenimento di finanziamenti europei per sviluppare nuove attività. “Si tratta di un fatto importante, perché per la prima volta otteniamo un finanziamento direttamente da Bruxelles, senza la mediazione della Regione dell’Umbria come avviene generalmente”, ha osservato Carloni, che ha sottolineato la capacità della struttura amministrativa di lavorare efficacemente su questo versante. Il consigliere del Pd Luciano Tavernelli ha plaudito all’ottimo inizio per il lavoro dell’amministrazione rappresentato da questo finanziamento, “che – ha detto - dimostra la capacità innovativa del Comune, con una struttura deputata che finalmente comincia a funzionare bene”. Anche il consigliere del Pd Gionata Gatticchi ha preso la parola per manifestare la propria soddisfazione per quello che ha ritenuto essere “un segnale importante che viene dato anche agli operatori economici della città”.


RESPINTO ODG SULL’ORGANIZZAZIONE DELLA POLIZIA MUNICIPALE

Con 17 voti contrari della maggioranza di Centrosinistra (Pd, Psi, La Sinistra per Castello) e dell’Idv e otto voti favorevoli di Lega Nord, Fratelli d’Italia, Polo Tifernate, Fdu e Patto Civico per Castello, il consiglio comunale ha respinto l’ordine del giorno del capogruppo della Lega Nord Valerio Mancini sulla nuova struttura organizzativa della Polizia Municipale. Con l’ordine del giorno, emendato sulla base del dibattito, il consigliere Mancini chiedeva al consiglio comunale “di rinviare in commissione un approfondimento della Proposta relativa alla nuova struttura organizzativa del Corpo Polizia Municipale”.

Dibattito. Il capogruppo della Lega Nord Valerio Mancini ha illustrato l’ordine del giorno, spiegando che l’atto rappresenta “la continuazione della battaglia contro la cattiva gestione delle risorse umane di Polizia Municipale fatta dall’amministrazione comunale” e attinga dalla proposta di riorganizzazione del comandante Alberti, che in un documento del maggio 2014 ha portato a conoscenza dell’amministrazione certe esigenze, su cui finora non c’è stato confronto in commissione”. L’esponente della minoranza ha evidenziato come in presenza di alcune criticità rappresentate dall’aumento di cittadini comunitari ed extracomunitari in città e dai nuovi compiti attribuiti al corpo, il responsabile dei vigili urbani abbia segnalato l’esigenza di una nuova organizzazione del corpo con la nomina di otto marescialli per coordinare i servizi. Mancini ha chiesto se questa nuova organizzazione non sia compatibile anche con l’armamento della Polizia Municipale sollecitato recentemente e ha chiesto pertanto un confronto in commissione “per deliberare come consiglio comunale un nuovo documento circa l’organigramma della Polizia Municipale, individuando chiaramente figure responsabili”, così come scritto inizialmente nel dispositivo del documento. “Valutiamo come far operare al meglio la Polizia Municipale – ha concluso Mancini – come Centrodestra vogliamo affrontare l’argomento in modo costruttivo”. L’assessore alla Polizia Municipale Luca Secondi ha chiarito subito che la Polizia Municipale “è uno dei principali settori di intervento dell’amministrazione comunale,  che ha dato al corpo una nuova sede, ne ha aumentato l’organico e potenziato la struttura, ne ha aumentato parco auto e dotazione e ha raggiunto un accordo sindacale per l’erogazione del contributo previdenziale che spettava ai vigili”. L’assessore ha precisato che “la proposta organizzativa presentata dal comandante è stata accettata, ritenendo opportuno che la Polizia Municipale avesse un organigramma interno più funzionale e riconoscibile anche dai cittadini” e ha chiarito che la richiesta dell’ordine del giorno non è proponibile. “Il documento chiede che organi di indirizzo politico intervengano sulle scelte del dirigente e questo non può essere fatto, perché le scelte di organigramma sono prerogativa del dirigente stesso”, ha chiarito Secondi, che ha puntualizzato: “gli indirizzi politici possono, invece essere tema di discussione”. Il capogruppo dell’Idv Roberto Colombo ha illustrato per quali motivi ritenga di avere una sensibilità diversa da quella del Centrodestra sul tema della sicurezza e ha dunque affermato di non condividere l’ordine del giorno. “Ho fiducia che chi sta lavorando alla individuazione dei nuovi ufficiali, con criteri di base che condivido, opererà le scelte opportune e per me è superfluo passare in commissione”, ha sostenuto Colombo. Il capogruppo del Pd Gaetano Zucchini si è detto “d’accordo sull’importanza di valorizzare la risorsa rappresentata dalla Polizia Municipale”, ma ha precisato che “la sua militarizzazione travalica ogni esigenza”. “I vigili urbani sono ausiliari di pubblica sicurezza, armandoli dovremmo stravolgere i loro compiti”, ha aggiunto Zucchini, che si è detto contrario alla richiesta di riorganizzazione contenuta nell’ordine del giorno, “che vorrebbe affidare al consiglio comunale un compito che non gli spetta”. Il capogruppo di Fratelli d’Italia Sandro Busatti ha espresso “la convinzione che i vigili urbani non siano contenti del trattamento riservato loro dall’amministrazione” e sostenuto che ci siano “anche interferenze politiche sulla loro azione”. “Quando abbiamo proposto di armare il corpo era per dare la possibilità ai vigili di difendersi e dissuadere”, ha ribadito l’esponente del Centrodestra, che ha sostenuto “la necessità di equiparare la polizia municipale tifernate a quella degli altri comuni, come dice anche la legge regionale”. Busatti ha, quindi, manifestato soddisfazione per il fatto che finalmente l’amministrazione comunale abbia riconosciuto l’esigenza di installare telecamere per la sicurezza, invitando a lavorare di più e meglio sul versante della prevenzione. Il capogruppo del Polo Tifernate Cesare Sassolini ha difeso le prerogative del consiglio comunale, ricordando che “se non fossimo passati in commissione, la Polizia Municipale avrebbe ancora il vecchio regolamento del 1938”. “Bisogna pensare al giusto equipaggiamento e alla giusta preparazione fisica che deve avere chi deve tutelare cittadini - ha sottolineato Sassolini – specialmente nella prospettiva che la Regione farà prima o poi un regolamento generale che equiparerà le polizie municipali di tutti i comuni  e prevedrà la dotazione delle armi”. “Dobbiamo tutelare i vigili urbani e permettere loro di esercitare una capacità deterrente – ha concluso Sassolini – i controlli sulle strade e negli appartamenti, i pattugliamenti notturni, richiedono questo tipo di dotazione ed è necessario iniziare un percorso, anche se comporterà degli aggravi di costi per l’amministrazione”.  “Non è vero che compiti della Polizia Municipale sono prettamente amministrativi - ha osservato il consigliere del Polo Tifernate Manuel Maraghelli - visto che ci sono molti altri compiti, legati alla presenza nel territorio e ai servizi di ordine pubblico, alla collaborazione con le altre forze di polizia, ai Tso, e alla polizia giudiziaria”. “L’armamento è previsto dalla legge regionale, gli unici comuni che hanno disatteso questa norma sono Città di Castello e Umbertide, ma stride che poi le stesse amministrazioni mandino i vigili nei sevizi esterni per i quali la legislazione prevede le armi”, ha osservato Maraghelli, che ha invitato il consigliere Mancini a rimuovere dal documento i riferimenti alla definizione dell’organizzazione della Polizia Municipale che non sono prerogativa del consiglio.  “Andiamo però a rivedere il regolamento specificando le modalità di nomina dei sottufficiali”, ha proposto il consigliere. Il capogruppo di Fdu Luca Cuccaroni ha sostenuto di non vedere  problemi a portare in commissione aspetti organizzativi e funzionali della Polizia Municipale. “I vigili urbani non devono però essere considerati per compiti che non hanno”, ha puntualizzato l’esponente della minoranza, che ha ricordato come a Città di Castello siano rappresentate quasi tutte le forze dell’ordine. “Il ruolo dei vigili urbani in questo contesto è a nostro parere un di più e l’armamento non è certo la panacea di tutti i mali”, ha concluso Cuccaroni, che ha invitato a togliere dal dispositivo dell’ordine del giorno le indicazioni che esulano dal potere dell’assise. Il consigliere del Pd Gionata Gatticchi è intervenuto per ribadire, rispetto a quanto detto a proposito della riunione con il prefetto, che il ruolo della Polizia Municipale è completamente diverso da quello delle forze dell’ordine e per sostenere la necessità di rimuovere in ogni caso dal documento riferimenti a compiti che non sono prerogativa del consiglio comunale. Il sindaco Luciano Bacchetta ha ribadito che i vigili urbani “sono ausiliari di pubblica sicurezza, affiancano le forze dell’ordine”. “Bisogna tenerlo presente insieme al fatto che Città di Castello ha una dotazione di forse dell’ordine quasi completa, penso unica in Umbria, e l’amministrazione comunale ha fatto la sua parte per mantenere questa dotazione e migliorare le garanzie della sicurezza”, ha detto Bacchetta, che ha aggiunto: “predisporremo la realizzazione della nuova caserma dei Carabinieri, affideremo gratuitamente la caserma di Trestina, per mantenere il presidio, mentre siamo già intervenuti per mantenere la Polizia Stradale, e installeremo telecamere su indicazione delle forze dell’ordine”. L’assessore Secondi ha preso di nuovo la parola per chiarire che l’amministrazione comunale si è già preoccupata di curare la formazione del corpo di Polizia Municipale necessaria a preparare gli agenti a eventuali cambiamenti di indirizzo politico, come quello sull’armamento, che spettano al consiglio comunale, sempre però valutando bene il rapporto tra costi e benefici”. In sede di dichiarazioni di voto, il capogruppo de La Sinistra per Castello Alessandro Alunno ha annunciato il proprio voto contrario perché non spetta al consiglio comunale fare quanto sostenuto nell’ordine del giorno, mentre il capogruppo del Pdl Davide Pazzaglia ha ribadito la convinzione che “l’armamento rappresenta una indispensabile tutela per i vigili urbani, che devono comunque poter beneficiare della necessaria formazione, da sempre sollecitata dal Centrodestra”. “La dotazione di forze dell’ordine del territorio comunale non è proporzionale alla effettiva capacità di vigilanza notturna – ha puntualizzato Pazzaglia – visto che di notte non sono in servizio che due pattuglie e per questo credo sia necessario un confronto con i responsabili dei diversi corpi”. Anche il capogruppo del Patto Civico per Castello Cristian Braganti ha espresso l’esigenza di rivedere il dispositivo dell’ordine del giorno nelle parti che chiedono interventi non rientranti nei compiti del consiglio comunale, sostenendo “la necessità di una commissione che si confronti sugli indirizzi e non sulle persone”. Dal consigliere del Pd Vittorio Massetti è giunto il chiarimento circa il contratto di lavoro dei vigili urbani, che è lo stesso di tutti gli altri dipendenti comunali. L’esponente della maggioranza ha precisato alcuni aspetti relativi ai computi del corpo in materia di residenze e Tso e ha ribadito che il consiglio comunale deve agire secondo le prerogative, anche in materia di sicurezza e Polizia Municipale. In sede di replica, il consigliere Mancini ha accettato le proposte di emendamento e ha sostenuto che il consiglio comunale “è pienamente competente sui compiti della polizia municipale, quindi è corretto porre la questione ed è corretto che in commissione ci venga riferito come viene gestito il corpo”.  “La figura dei marescialli non è prevista nel regolamento regionale di polizia municipale e verrà tolta, per cui dico di valutare insieme come definire con più appropriatezza l’organizzazione del corpo”, ha spiegato Mancini, che ha puntualizzato come lo scopo del documento sia di “valorizzare e migliorare la professionalità e l’operatività del corpo”.


TERRENI AI DISOCCUPATI

“L’amministrazione ha compiuto una ricognizione per verificare la disponibilità di ulteriori appezzamenti di terreno, oltre a quelli che assegniamo agli anziani, da mettere a disposizione dei disoccupati, ma, anche contattando altri enti, non è stato possibile reperirne, per cui siamo in attesa del bando che emetterà la Regione per l’assegnazione di terreni di sua proprietà, con cui daremo attuazione alla mozione approvata dal consiglio comunale”. L’assessore al Sociale Andreina Ciubini ha risposto così all’interpellanza del consigliere del Pd Gionata Gatticchi relativa all’attuazione della mozione approvata dal consiglio comunale per l’assegnazione di terreni ai cittadini senza lavoro. Con il documento, l’esponente della maggioranza chiedeva di conoscere “l’esito delle verifiche che l’amministrazione comunale avrebbe dovuto condurre in base alla mozione approvata dal consiglio comunale il 30 settembre dell’anno scorso al fine di provvedere all’attivazione delle procedure idonee affinché tali terreni siano concessi temporaneamente a cittadini od aggregazioni di cittadini residenti, disoccupati, perché li coltivino”. “Si tratta di un’iniziativa importante che merita di essere portata avanti, come segnale significativo per la nostra comunità”, aveva sostenuto Gatticchi. Il consigliere del Pd Riccardo Celestini, autore della mozione, aveva invitato a “considerare come nell’arco di più di un anno la situazione occupazionale si sia aggravata e come sia necessario esercitare con maggiore impeto l’azione di sostegno a chi non lavora”. Il capogruppo di Fratelli d’Italia Sandro Busatti aveva sostenuto la necessità che “insieme alla terra vengano messi a disposizione anche gli indispensabili strumenti per coltivarla”. “Se l’amministrazione comunale deve accollarsi il noleggio dei mezzi, dare i concimi, dovremmo capire quanto verrà a costare ai cittadini questa operazione”, aveva puntualizzato l’esponente della minoranza. “Servono accordi con aziende o enti per favorire questa attività,  altrimenti è solo propaganda politica”, aveva concluso Busatti. A chiedere che il progetto passasse in commissione era stato il capogruppo del Polo Tifernate Cesare Sassolini, che aveva rilevato la carenza organizzativa della proposta. “Bisognerebbe studiare un sistema simile alla vecchia mezzadria, che permetta di mettere a disposizione del Comune parte dei raccolti per la distribuzione ai cittadini in difficoltà”, aveva chiarito il consigliere. “Nella mozione c’è già scritto che i mezzi sarebbero stati messi a disposizione dall’Istituto Patrizi”, aveva puntualizzato il capogruppo de la Sinistra per Castello Alessandro Alunno, che aveva ribadito l’importanza dell’iniziativa. “Quali e quante attrezzature ha l’istituto Patrizi, sono in grado di servire a tutti?”, aveva chiesto il consigliere del Polo Tifernate Manuel Maraghelli. Nel ribadire l’importanza dell’iniziativa, “che -  ha detto – ha il duplice valore di recuperare beni non utilizzati e dare lavoro ai giovani, ai disoccupati, ai soggetti svantaggiati”, l’assessore Ciubini ha riferito che “purtroppo nemmeno l’Usl Umbria 1 e l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero hanno la disponibilità di appezzamenti da utilizzare”. “La Regione ha approvato una proposta di legge finalizzata proprio all’assegnazione delle terre ai giovani e ai disoccupati, con disposizioni per favore l’avvio di un’attività agricola, in funzione sociale e di valorizzazione dell’ambiente”, ha detto Ciubini, che ha preannunciato la prossima pubblicazione di un bando con l’elenco di tutti i terreni disponibili di proprietà dell’istituzione e di enti controllati e la realizzazione di un’applicazione web per condividere tutte le informazioni utili. “Sono convinta che riusciremo per questa via a dare una risposta concreta all’interrogazione”, ha concluso Ciubini. In sede di replica, il consigliere Gatticchi ha sostenuto che era noto lo stato patrimoniale del Comune e ha sottolineato che proprio per questo “l’iniziativa era volta a sapere se altri soggetti territoriali avessero disponibilità di terreni per il progetto”. “Preso atto che non c’è questa disponibilità, è ovvio che il progetto debba restare in stand-by in attesa del bando della Regione”, ha concluso il consigliere, ribandendo che “il bando era molto concreto e non rispondesse affatto ad obiettivi propagandistici”.


PAGAMENTO DELLA TARI

“La modalità di pagamento della Tari 2014 con il bollettino freccia è dovuta alla scelta di affidare a Sogepu l’emissione dell’avviso di pagamento e l’incasso, perché la società non è una pubblica amministrazione e dunque non può utilizzare i modelli F24, ma permette anche di beneficiare dei vantaggi di ricevere l’accredito delle somme rapidamente, aggiornare in tempo reale lo stato dei pagamenti ed eliminare gli errori di compilazione. Il prossimo anno lavoreremo per ampliare ancora di più le possibilità di pagamento e fare in modo che non siano a carico dei cittadini”. E’ in sintesi quanto ha sostenuto l’assessore al Bilancio Mauro Alcherigi rispondendo all’interrogazione del capogruppo del Polo Tifernate Cesare Sassolini sulle modalità di pagamento della Tari. Il rappresentante del Centrodestra aveva chiesto che l’amministrazione concedesse “entro la data del 15 marzo 2015, a tutti quei cittadini che ne facciano espressa richiesta, di poter effettuare il pagamento della Tari anche attraverso il modello F24, come già previsto in precedenza, senza ulteriore penale”. “Si tratta di un provvedimento che permetterebbe ai cittadini di risparmiare molto denaro”, aveva affermato Sassolini, nell’evidenziare come il bollettino freccia “comporti il pagamento di commissioni per l’incasso, a differenza del modello F24 utilizzato l’anno scorso per la Tares”. L’assessore Alcherigi ha spiegato che l’anno scorso la normativa della Tares non permetteva di affidare a Sogepu anche l’incasso, cosa invece possibile quest’anno con la Tari. “L’affidamento a Sogepu dell’emissione e dell’incasso dell’avviso di pagamento del tributo, votato dal consiglio comunale – ha sottolineato Alcherigi - ha determinato l’impossibilità di utilizzare il modello F24, che può essere adottato solo dagli enti pubblici ed è rimasto infatti per Imu e Tasi”. L’assessore ha evidenziato che i cittadini possano di fatto compensare sui volumi di questi ultimi tributi le spese per le commissioni, che sono state concordate da Sogepu con una intesa con Casse dell’Umbria e sono diversificate da istituto a istituto, risultando in alcuni casi anche pari a zero. La stessa banca che inizialmente praticava una commissione di sette euro ha rivisto la propria scelta e ha deciso di non far pagare nulla ai clienti. Alcherigi ha ricordato che il bollettino freccia, oltre che presso le banche e le tabaccherie che aderiscono al servizio, può essere pagato anche presso Poste Italiane, mediante la domiciliazione sui conti correnti. “Rispetto all’anno scorso abbiamo il vantaggio di gestire in maniera migliore gli incassi e sopperire agli errori di compilazione degli F24, che ad oggi non ci hanno ancora permesso di identificare circa 200 modelli”, ha detto Alcherigi, che ha comunque garantito: “per il prossimo anno dovremo ampliare le modalità di pagamento ed evitare più possibile che avvenga a carico dei cittadini”. “Per applicare il modello F24 – ha concluso Alcherigi - bisognerebbe di fatto tornare in consiglio comunale e non affidare più l’incasso a Sogepu”. In sede di replica, il consigliere Sassolini si è detto “assolutamente insoddisfatto” della risposta ricevuta, “perché fa capire come l’amministrazione si sia accorta ex post che dando il sevizio a Sogepu  si è fatto un danno ai cittadini, che hanno dovuto sostenere dei costi”. “Non sono state attentamente controllate le disposizioni di legge”, ha aggiunto Sassolini, che ha preannunciato la volontà di  “portare questa battaglia fino in fondo, perché non è possibile che i cittadini paghino scelte organizzative”.

 


APPROVATA RINEGOZIAZIONE DEI MUTUI

Con 16 voti favorevoli della maggioranza di Centrosinistra e le astensioni di Fdu, Lega Nord, Fratelli d’Italia, Polo Tifernate, Pdl e Patto Civico per Città di Castello, il consiglio comunale ha approvato la rinegoziazione dei mutui concessi dalla Cassa Depositi e Prestiti Spa. L’assessore al Bilancio Mauro Alcherigi ha fatto presente che il provvedimento fa riferimento alla circolare con cui all’inizio di novembre la Cassa Depositi e Prestiti ha presentato un programma di rimodulazione dei finanziamenti finalizzata al sostegno della finanza locale per i mutui con alcune caratteristiche specifiche. Dalla ricognizione del settore Bilancio, è emersa la convenienza per l’ente di rinegoziare 38 mutui a tasso fisso, l’11 per cento del totale a carico dell’amministrazione, con decorrenza dell’anno di ammortamento di ciascun prestito rinegoziato fissata dal 1 luglio 2015 e allungamento della durata dei prestiti rinegoziati pari a 5 anni per 4 mutui, 4 anni per 1 mutuo, 3 anni per 15 mutui, 3 armi e mezzo per 3 mutui, 2 anni per 5 mutui, 1 anno per 10 mutui. I prestiti originari sono stati rinegoziati alle condizioni determinate dalla Cassa Depositi e Prestiti e l’operazione, comportando un prolungamento medio del periodo di ammortamento pari a 2 anni e mezzo circa per una percentuale minima di mutui sul totale, non incide in modo rilevante sulla futura capacità di indebitamento. Alcherigi ha spiegato che allungare il periodi di ammortamento dei mutui determina un miglioramento dell’equilibrio di parte corrente in termini di interessi e quota capitale, fatto che in presenza di tagli ai trasferimenti sempre più ingenti, costituisce un beneficio per la capacità di spesa. “Si tratta di un’operazione che dà l’opportunità di liberare subito risorse nella parte investimenti del bilancio per  207 mila euro nel 2014 e per 97 mila euro nel 2015”. L’assessore ha anche evidenziato che così facendo calerà ulteriormente l’indebitamento del Comune, che già è sceso nel 2014 a 22 milioni di euro, contro i 27 milioni del 2010. Il capogruppo di Fratelli d’Italia Sandro Busatti si è detto favorevole alla rinegoziazione dei mutui, chiedendo di sapere se le cifre risparmiate saranno finalizzate alla riduzione delle tasse. Soddisfatto si è detto il consigliere del Pd Luciano Tavernelli, il quale ha auspicato che le somme liberate vengano destinate nel 2015 agli investimenti, “che – ha detto – sono importanti quanto la riduzione delle tasse”. Anche il consigliere del Pd Mauro Severini è intervenuto per comprendere la ricaduta effettiva sul bilancio dell’operazione. L’assessore Alcherigi ha, pertanto, preso di nuovo la parola per spiegare che i risparmi conseguiti sono a destinazione vincolata per investimenti e che per il 2014 la somma liberata va a coprire la parte in diminuzione degli oneri di urbanizzazione previsti in bilancio con cui sono stati finanziati alcuni investimenti.


NOMINATI I DELEGATI NEL CONSIGLIO DELLE AUTONOMIE LOCALI

Con voto a scrutinio segreto, il consiglio comunale ha proceduto alla nomina dei delegati del consiglio comunale nel Consiglio delle autonomie locali. I consiglieri che hanno ottenuto la maggiore quantità di voti e hanno, quindi, ottenuto la nomina sono stati Vittorio Morani (Psi), Gionata Gatticchi (Pd) e Sandro Busatti (Fratelli d’Italia).


RINVIATI PUNTI ALL’ORDINE DEL GIORNO

Il consiglio comunale ha rinviato alla prossima seduta la trattazione dei punti all’ordine del giorno riguardanti le modifiche al regolamento dell’assise, il regolamento del procedimento sanzionatorio per la violazione degli obblighi di trasparenza, la declassificazione di strade e la variante n.27 alla parte operativa del Prg.

 


CittądiCastelloNotizie- Agenzia stampa del Comune di Cittą di Castello
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