“Il 98 per cento del territorio comunale di Città di Castello è privato e il 2 per cento è pubblico, questo ci fa capire quanto il contributo dei cittadini alla gestione dell’assetto idrogeologico sia indispensabile, considerando che il Comune, con gli strumenti ordinari, non ha il potere di intervenire direttamente in sostituzione del proprietario inadempiente, né dispone di un'organizzazione che permetta di farlo: ecco perché, dopo le precipitazioni eccezionali dello scorso settembre, ci siamo attivati per creare una concertazione con tutti i soggetti istituzionali competenti finalizzata a prevenire le situazioni di rischio e per favorire una responsabilizzazione dei cittadini, che attraverso la costituzione di consorzi possono effettuare in modo coordinato gli interventi di manutenzione ai quali per legge sono tenuti”. L’assessore all’Ambiente Mauro Mariangeli ha risposto così in consiglio comunale all’interrogazione del capogruppo di Castello Civica Andrea Lignani Marchesani, che chiedeva chiarimenti sulla situazione idrogeologica del comune. Partendo dalle recenti emergenze legate al maltempo che hanno interessato anche il territorio di Città di Castello, l’esponente della minoranza chiedeva di sapere se il Comune fosse in possesso di “studi, indagini conoscitive e analisi statistiche che possano darci, con relativa cognizione di causa, la percentuale di popolazione e di territorio a rischio idrogeologico all'interno del Comune tifernate”. Lignani Marchesani aveva chiarito l’esigenza di comprendere “le possibilità giuridiche ed economiche di intervento diretto da parte del Comune per la tutela e la messa in sicurezza di dette aree e porzione di popolazione”, quale fosse “la concertazione e la capacità di intervento nei confronti di altri enti pubblici o soggetti privati eventualmente coinvolti” e se venisse ravvisata “la necessità di un tavolo di concertazione permanente con detti enti anche alla luce della situazione generale in progressivo peggioramento del contesto fisico e ambientale dei territori”. L’assessore Mariangeli ha sottolineato in aula come “gli effetti a volte devastanti dei rapidi cambiamenti climatici ai quali assistiamo rendano necessario attrezzarci meglio possibile per prevenire le situazioni di emergenza”. “Il Piano Regolatore Generale riporta nella sezione Biologia Idraulica della parte strutturale le informazioni sulle aree soggette a frane e sulle zone soggette ad alluvioni”, ha spiegato l’assessore, che ha evidenziato come “le aree soggette a frana siano classificate in aree ad alta, media e bassa pericolosità, mentre le zone soggette ad alluvioni sono distinte sulla base del livello di pericolosità dei fenomeni, con i relativi tempi di ritorno, e per classe di rischio”. “Questa cartografia - ha fatto presente Mariangeli - è stata successivamente recepita nel piano di Protezione Civile per permettere sia l'attività di pianificazione delle azioni che quella di gestione dell’emergenza”. L’assessore ha chiarito che “per quanto attiene al rischio frana, sono poste in essere azioni di osservazione diretta, condotte durante l'attività ordinaria di presidio del territorio da parte del Servizio Strade, del Servizio Manutenzione, del Servizio Infrastrutture e del Servizio Protezione Civile del Comune”. “Nelle situazioni per le quali invece si verifica l'apertura di nuovi fronti o la riattivazione dei fenomeni pregressi – ha evidenziato Mariangeli - di norma viene attivato il competente servizio regionale, per un supporto tecnico volto anche ad avviare una fase di monitoraggio strumentale, propedeutica al reperimento di fondi per la progettazione ed esecuzione degli interventi”. Nel puntualizzare che “nel caso del fiume Tevere, dei corsi d'acqua demaniali, dei torrenti e dei fossi la competenza generale per la manutenzione è in carico alla Regione dell'Umbria, mentre nel caso di corsi d'acqua demaniali, come torrenti e fossi, che attraversano i centri abitati la competenza è a carico del Comune”, l’assessore ha richiamato l’attenzione sul fatto che “nel contesto delle problematiche del rischio idrogeologico, riferito sia a frane che alluvioni, uno degli aspetti fondamentali riguarda disciplina delle acque di superficie e in particolare quelle del territorio agricolo, che è a carico dei singoli proprietari dei fondi, oltre che del Comune, per i tratti posti lungo la pubblica viabilità”. “E’ evidente che se nel sistema del singolo reticolo viene meno per inerzia del proprietario la manutenzione di alcuni tratti, il rischio che si prospetta è quello di compromissione del corretto funzionamento del reticolo medesimo”, ha osservato Mariangeli, rimarcando che “attraverso la costituzione di consorzi si potrebbe migliorare molto la situazione”. “In questo contesto – ha sostenuto Mariangeli - un tavolo di concertazione con gli enti come quello riunito dopo l'emergenza di settembre può servire per condividere la fase programmatica degli investimenti annuali, così da armonizzare gli interventi che si intendono attuare, ma è fondamentale reperire le risorse per prevenire i fenomeni potenzialmente più pericolosi”. Nel dirsi “parzialmente soddisfatto” della risposta, il consigliere Lignani Marchesani ha affermato che “il Comune potrebbe essere capofila della creazione di un consorzio per la gestione dell’assetto idrogeologico nel territorio di riferimento, ma anche proporre attraverso l’Anci una legge quadro in materia, che è l’unico modo per finanziare interventi di prevenzione, incentivare chi si attiva per le manutenzioni e sanzionare chi disattende i propri doveri”.